Ho suonato al citofono. Chiedi: " chi è?" Io dico semplicemente il mio nome.
Sento lo scatto della porta. Anche se non hai detto nulla, immagino che, mentre premi il tasto, ti stai chiedendo perchè sono venuta sin da te. Perchè ti ho cercato.
Secondo me te lo stai chiedendo con un po' di inquietudine.
Perchè, per te, stasera doveva essere una serata come tante.
Hai cenato da solo. Hai sparecchiato la tavola velocemente. Hai fumato ascoltando del blues. Eri pronto per andare a letto. La casa era un po' in disordine. Il bagno era pieno degli asciugamani usati per la doccia sia del giorno prima che della sera stessa. Ma tu eri troppo stanco per mettere a posto. Eri troppo stanco per cercare gli amici. Per uscire ed andare a berti una birra con loro . Eri tranquillo. Quello che da un po' non riesco ad essere.
Io invece ho premeditato questa rivoluzione per te. Mi sono vestita di tutto punto. Ho i tacchi alti e il vestito nero attillato. Mi sono truccata accuratamente. Ho la biancheria intima nera di pizzo. Ho preso l'auto dal garage. Ho iniziato a guidare verso la tua direzione. Ho continuato a pensare a quello che in questi giorni mi tormentava. E naturalmente tu non c'entravi affatto. Il cuore era straziato. Guidavo. La macchina correva velocemente contro il buio della strada, tra gli alberi scuri e le luci della città. Spingevo il piede dell'acceleratore in fondo , sempre più in fondo senza frenare mai. Le curve mi venivano incontro repentinamente.
Sento lo scatto della porta. Anche se non hai detto nulla, immagino che, mentre premi il tasto, ti stai chiedendo perchè sono venuta sin da te. Perchè ti ho cercato.
Secondo me te lo stai chiedendo con un po' di inquietudine.
Perchè, per te, stasera doveva essere una serata come tante.
Hai cenato da solo. Hai sparecchiato la tavola velocemente. Hai fumato ascoltando del blues. Eri pronto per andare a letto. La casa era un po' in disordine. Il bagno era pieno degli asciugamani usati per la doccia sia del giorno prima che della sera stessa. Ma tu eri troppo stanco per mettere a posto. Eri troppo stanco per cercare gli amici. Per uscire ed andare a berti una birra con loro . Eri tranquillo. Quello che da un po' non riesco ad essere.
Io invece ho premeditato questa rivoluzione per te. Mi sono vestita di tutto punto. Ho i tacchi alti e il vestito nero attillato. Mi sono truccata accuratamente. Ho la biancheria intima nera di pizzo. Ho preso l'auto dal garage. Ho iniziato a guidare verso la tua direzione. Ho continuato a pensare a quello che in questi giorni mi tormentava. E naturalmente tu non c'entravi affatto. Il cuore era straziato. Guidavo. La macchina correva velocemente contro il buio della strada, tra gli alberi scuri e le luci della città. Spingevo il piede dell'acceleratore in fondo , sempre più in fondo senza frenare mai. Le curve mi venivano incontro repentinamente.
"Non c'è rimedio." Pensavo.
Non c'era più nulla da fare. Io non potevo fare più nulla. Non potevo usufruire di questo mio tempo per aggiustare, per modificare la situazione. Ero impotente. Il mio tempo non mi serviva a nulla. O forse non ce n'era più.
Di tempo.
Cercavo sempre di intervenire sugli avvenimenti con la pedanteria e la presunzione di poterli cambiare. Ora lasciavo andare la presa e le cose, finalmente libere , mi sbeffeggiavano.
Qualche settimana fa ero stata ad una cena . C'eri anche tu a questa cena. Eri seduto vicino a me ed avevamo chiacchierato un po'. Eri simpatico. Eri pressante. Chiedevi, chiedevi , ma in modo un po' distratto. Non ti interessava davvero. Ad un certo punto , per giustificare il mio immobilismo, avevo detto: " Sono disperata" e tu avevi riso di cuore. Giusto quello che mi ci voleva per sentirmi ulteriormente ridicola. Ma poi mi avevi passato un dito sulle labbra per togliermi le briciole.
Durante la cena mi era stato detto di sfuggita da un conoscente che il tuo sogno era quello di venire a letto con me .
Orbene, il tuo sogno ti aveva appena suonato il citofono.
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